5/15/2020 0 Comments L'arco sul vuotoQuesto post è diverso dai soliti sproloqui di me, di cosa faccio e dove vado. Si tratta di un racconto che scrissi un paio di anni fa per un sito che nel frattempo ha chiuso. E siccome ogni scarrafone è bello a mamma sua, mi dispiaceva salvarlo in qualche cartella sul mio computer e poi perderne traccia. Ma abbiate pazienza: mi cimento poco con il genere non (del tutto) autobiografico, e non so come si faccia. Non che abbia il tocco magico per l'autobiografia, ma se siete qui, ve ne siete già fatti una ragione. Una notte mi hai detto che è finita. Tra il buio e i cuscini mi hai detto: "domattina parto". Il vuoto nel mio petto mi è sembrato più grande della distanza tra noi, lunga un braccio e un'eternità. Ti dicevo: "Non andare via", certa che fosse invano. Il resto della notte è stata un esercizio di immobilità con il lenzuolo tirato sotto il mento, e allo stesso tempo una desolante traversata del surreale L'abbandono, la perdita dell'amore corrisposto, la dissoluzione dell'aura di protezione data dell'averti accanto. Il fallimento nel prendermi cura di te, l'impossibilità di ritrovare la tenerezza quotidiana, la durezza del dover affrontare il mondo senza il complice più prezioso. Tutte queste cose erano troppo reali per penetrare la notte dell'irreale. Ma come granelli di sabbia luminescente hanno riempito la stanza con la luce dell'alba. Hanno crudamente riempito il mio vuoto.
Ma non te ne sei andato. Sei uscito, hai fatto qualche passo e sei tornato indietro. Le lacrime che non erano scese durante la notte hanno iniziato a scendere e compattare la sabbia di dolore che avevo dentro. Mi hai chiesto lo sforzo di ricompormi in cambio dello sforzo di non andartene. Non sapevo per quanto ancora saresti rimasto, ma dovevo essere in grado di sostenere la speranza che forse non te ne saresti andato. Col passare del giorno la mia resistenza al dolore ha iniziato a cedere. Sempre più granelli di me mi scivolavano tra le mani, e mi sembrava che tutto il dolore della notte fosse esploso nel mio cuore. E allora sei tornato per davvero. Con un abbraccio stretto hai incollato assieme i cocci del mio cuore. Mi hai fatto sentire amata mentre mi insegnavi a respirare di nuovo. Non oso immaginare quanto sia stato difficile per te tornare a starmi vicino in quel momento. Ti sarò sempre infinitamente grata per aver superato quel muro di distanza per me quel giorno. Il tempo è passato, e siamo tornati a sentirci forti, a sentirci insieme. Un aereo mi ha portata lontano per dei mesi, ma non siamo lontani nel mio immaginario sentimentale. Eppure le cicatrici sul mio cuore non sono ancora guarite. Guariranno. Sarà lo stesso cuore di prima? Non lo so, ma spero sia comunque un cuore dove ti piaccia abitare. Da quel giorno ti guardo attraverso uno schermo e penso: "Non abbandonarmi più". E cerco di non dirtelo, perché è ingiusto dirtelo. Ora sto per spiccare un volo verso di te, verso una nuova parte della nostra vita insieme, insieme per davvero. Una porta sola con due paia di chiavi. Niente mi fa assaporare la speranza della felicità come pensare a questo. Voglio. Voglio fortemente, impazientemente, testardamente ritrovare il benessere caldo e confortante di sentirmi al sicuro, nella bolla del tuo amore. Danzare in mezzo e attorno ai tuoi gesti quotidiani, intessere felicità, complicità e profumo dei nostri piatti preferiti. Devo saltare, come una trapezista. Tu sei dall'altra parte del tendone del circo, e mi aspetti per prendermi al volo dopo che il mio trapezio avrà disegnato un arco sul vuoto. Ma ogni volta che distogli lo sguardo da me, restiamo io e il vuoto a guardarci, e le cicatrici sul cuore mi ricordano di avere un po' di paura. Amore, guardami. Amore, parlami. Anche questo è ingiusto dirtelo. E allora ti guardo io. Ti fisso intensamente. E ti parlo. A volte fingendo di non capire che qualcosa ti turba, per darti stabilità. Ma non credere che non registri nulla. Non pensare che viaggi lontana e superficiale, ignara di te. Cerco di darti lo spazio di cui hai bisogno, anche se mi ferisce sapere che a volte hai bisogno di assenza di me. Ti osservo, e sono pronta e saltare da te, e starti vicino come tu mi vorrai. Però Amore. Parlami.
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