7/4/2020 0 Comments LondraPrima pensavo che mi ci sarei trasferita il 29 marzo. Poi è iniziato il lockdown e una parte di me è stata contenta, avrei passato un po' di tempo in più con l'Inglese, prima di imbarcarmi in una nuova relazione a distanza, idea che mi terrorizzava. Non sapevo se avrei potuto farlo di nuovo, magari la mia quota di resistenza a questo tipo di situazione è finita. Poi è successo che mi stavo adattando proprio bene al stare chiusi in casa, e temevo dicessero troppo presto - troppo presto per me - "basta, è finita, riprendete le vostre vite e traslocate dove volete". No, dai, datemi ancora cinque minuti. Poi è sopraggiunta la stanchezza del stare rinchiusi, l'invidia di vedere gli amici in Italia star facendo cose, la voglia di avere un'ora per me da sola, l'irritazione di passare così tanto tempo a strettissimo contatto con un'altra persona da diventare irritabili al primo rumore. Poi l'irritazione irrazionale si è calmata, si sono creati nuovi equilibri, ma a quel punto è nata anche la voglia di partire, traslocare, iniziare questa vita Londinese. Fare cose diverse, vedere posti - anche solo stanze! - diversi. Non che volessi fuggire dall'Inglese, ma sentivo decisamente il richiamo di nuove avventure. Avevo voglia di mettere in atto questo trasloco pensato e programmato mesi prima. E così, dopo aver imparato a montare gli albumi senza sbattitore, fare la pizza in casa, tagliare i capelli all'uomo con la macchinetta e lavorare seduta sul pavimento, il 22 giugno sono andata. Ho caricato il furgone dei traslochi, sacrificato un mobile d'entrata che non ci entrava, lasciato qualche borsa e attrezzo da cucina a Leeds, da recuperare la volta successiva, e dopo l'ultimo "fish&chips del lunedì a pranzo" e un bacio a gola stretta, mi sono imbarcata sul treno per Londra. Ad aspettarmi, l'appartamento scelto a inizio febbraio, che all'epoca mi era sembrato un miraggio di pulizia e qualità. L'avevo visitato col buio fuori, in un pomeriggio gelido e avvolto dalla stanchezza profonda e dal malanno invernale che mi stavo trascinando da un mese abbondante. Con la luce del sole il quartiere del Parco Olimpico mi è sembrato ancora più bello, tutto nuovo e verde, con allegre famigliole qui e lì, e rumore di bambini che giocano. L'appartamento si era dilatato nella mia memoria, l'ho ritrovato ben più stretto...eppure perfetto. Dettagli di arredamento e finiture che non ho visto in nessun altro appartamento inglese. Credo che stiamo vivendo di rendita del fatto che nel costruire queste case, destinate agli atleti durante le Olimpiadi del 2012 si era voluto impressionare, o per lo meno non impressionare negativamente, l'opinione pubblica mondiale. Ma la cosa più importante: ho finalmente conosciuto di persona la mia coinquilina. L'avevo scelta dopo aver bloccato l'appartamento e messo un annuncio su Spareroom per trovare qualcuno con cui condividerlo. Dopo decine di messaggi e alcune interviste su Skype con i mittenti dei messaggi meno inquietanti, ho conosciuto K e ho iniziato subito a sperare che dopo aver visitato l'appartamento avrebbe deciso di venirci a vivere con me. Ci siamo sentite durante una pausa pranzo della mia ultima conferenza in veste di topologa (?), a Pisa, l'ultima settimana di febbraio. Sì, perché durante la settimana in cui l'Italia entrava in lockdown, io che in Italia ci torno sì e no due volte l'anno ho ben pensato di trovarmi prima a Pisa, e poi sul lago di Garda. Ma torniamo a K: durante la chiamata Skype mi ero dimenticata di porre tutte le domande standard - quali sono i ritmi di vita, che lavoro fai, o cose così. Avevamo iniziato a chiacchierare di vacanze, coltivazioni di pomodori in terrazzo, maglioncini colorati e altre sciocchezze che nemmeno ricordo. E poi ci siamo messaggiate in questi mesi. K abitava già a Londra, quindi si è trasferita in questo appartamento nella data prevista, e per tre mesi ci è rimasta da sola. Nel momento in cui ha aperto il frigo e mi ha mostrato di averlo diviso in verticale invece che a ripiani ho capito che eravamo fatte l'una per l'altra. Possediamo copie esatte di oggetti insoliti, inclusi gli stessi identici Tupperware di vetro, e modelli simili di scopa a vapore, perché il mocio ci fa un po' schifino. Veniamo periodicamente prese da raptus di pulizia, e sappiamo entusiasmarci per un buon prodotto per lucidare il legno. Siamo figlie uniche di genitori che si sono conosciuti e sposati da giovani. Di madri fiere di noi, ma che non mancano di farci notare che potremmo perdere qualche chilo. Siamo creature da appartamento, in un appartamento siamo cresciute, apparentemente senza le orrende disfunzioni che gli inglesi attribuiscono a questo stile di vita. Abbiamo esattamente la stessa età, con grandi speranze e grandi incertezze per il futuro, entrambe ancora tastando il terreno in relazioni sentimentali molto nuove dopo numerosi fallimenti, mentre i nostri amici più cari si stanno accasando con partner a volte ultra-decennali, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Nutriamo gli stessi dubbi sul fatto che...magari è colpa nostra? Non pensavo che vivere con qualcuno di appena conosciuto potesse sembrare così naturale. Sabato scorso era il Big Saturday della riapertura dei pub e ristoranti. Alla mattina, mentre regolavo la bici in garage lei si è messa a pulire con il vaporetto ogni anfratto della cucina, e a mandare in giro estasiata dei video del mio Roomba che intanto si aggirava per casa. Poi siamo andate da Argos a ritirare il nostro nuovo microonde: il primo acquisto congiunto. Abbiamo piantato dei fiorellini, considerato se andare giù a cercar posto sui tavoli all'aperto di qualche bar del quartiere olimpico, e alla fine deciso che era il Big Saturday, ma faceva freddino. Meglio aprire una birra a casa, mangiando burrata e i pomodori (pomodori provenienti da Kaan, un convenience store nel quartiere adiacente al nostro. Il quartiere è decisamente meno sbrilluccicante, ma mentre i nostri vicini fanno la coda al Sainsbury local o spesa grande al Waitrose spendendo follie per verdura di plastica, Kaan ha frutta e verdura buonissimi - ed economici. Voglio dire, ve li ricordate i pomodori che profumano di pomodoro? E certo, voi vivete in Italia. Ma non solo! Un assortimento bizzarro che include i Pan di Stelle di una sottomarca italiana, e il caffè Illy a £2 meno che sa Sainsbury). Il mio entusiasmo per il convenience store di Kaan forse dà la misura di quanto non è che stia proprio vivendo Londra in tutta la sua offerta ordinaria, la vita è ancora lontana dalla normalità. Ma questo inizio strano mi dà il tempo di esplorare gradualmente appartamento, coinquilina, i dintorni. Trovare i posti preferiti dove fare la spesa, il panificio "normale" dove comprare il pane (qui vanno tanto quei posti fighetti dove fanno solo pane col lievito madre che pesa e costa e ha quel sapore acido, e quattro dolci in croce che hanno la densità dell'osmio. Io ho un'età, voglio il pane bianco normale). Avventurarmi in bici attraverso parchi e lungo canali per capire dove sono. Domenica sono andata fino al lavoro per trovare il percorso ottimale in bici, e mi sono meravigliata di quanto più vivibile e biciclettabile sia il centro di Londra rispetto a quello di Leeds. Finora, solo punti positivi, con l'eccezione della distanza dall'Inglese. Che comunque si riducerà a breve, almeno di un po'.
La pagina è stata voltata, è arrivato il momento di cambiare nome a questo blog.
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