8/11/2020 0 Comments Tornare a TriesteTornare a Trieste d'estate per me è sempre un tuffo nella nostalgia e nella bellezza. Più di quando torno a Natale: lì fa piacere rivedere famiglia e amici, ma il mio habitat naturale è Trieste d'estate. Si sta all'aperto. Nessuna parte di me patisce il minimo freschino, anche se ho solo infilato un vestito di cotone da niente e sto ciabattando coi miei in birkenstock, in omaggio alla mula che sciabattava da maggio ad ottobre che ero anni fa. Andando in città si vedono persone di ogni età mischiate a passeggiare, e non sapete quant'è raro in Inghilterra vedere gruppi di persone non omogenee. Fa bene al cuore notarlo. Le persone sono vestite...bene! D'accordo, il Triestino non è noto per essere il meglio vestito d'Italia, eppure uno non incorre in particolari traumi visivi. Che io ve lo giuro che la settimana scorsa davanti a Kings Cross alla luce del giorno ho visto una ragazza in reggiseno. Non crop top con le crisi d'identità, reggiseno consapevole, bianco con coppa a triangolo preformata ma non imbottita e allacciatura in pizzo elastico. Non prentedevela, lo so che siamo tutti liberi di vestirci come vogliamo - lungi da me andare a castigare, ma no, non siamo tutti belli e appropriati a luoghi e situazioni qualunque cosa ci mettiamo addosso. Ecco, la novantenne in me ora si sente meglio, e può tornare a parlare di Trieste. Giorno 3Per la prima volta da quand'ero studentessa sono qui senza essere in vacanza. E neanche in-vacanza-ma-scrivendo-progetti-di-ricerca, ma lavorando proprio, dal soggiorno dei miei dato che nel mio appartamento non ho Internet. Il mio compagno di ufficio è mio padre in telelavoro dalla mia ex cameretta. Le pause caffè sono nella cucina dei miei. Abbastanza esotico. Non mi era mai capitato di pensare che forse mi piacerebbe tornare qui stabilmente, specie perché non avrei mai pensato che a Trieste ci potrei lavorare. Per chi lavora nella ricerca c'è sempre stata tanta flessibilità, ma io mi dicevo di non essere in grado di lavorare da casa. Quindi non lo facevo mai: avevo bisogno di essere in ufficio per entrare nello spazio mentale adeguato. Ora però sono molto allenata a questa modalità. E se l'obiettivo diventasse avere un lavoro che mi permetta di passare diversi mesi qui? Giorno 4Il distacco da Londra mi permette di osservare questo fatto sotto la lente d'ingrandimento: sto lavorando allo stesso identico modo in cui lavoravo lì. Non ci sono prospettive di tornare in ufficio. Potrei essere in Antartide e sarebbe uguale, salvo che non potrei andare a fare aperitivo in pineta dopo lavoro. Eppure sto pagando l'affitto di un appartamento tutto fighetto in una delle cinque città più care al mondo. Sono diventata pazza? La sera ho cercato ispirazione guardando le stelle dal terrazzo, ascoltando Superquark. Giorno 5
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